Diario, news, storie da Cozzagrande

E' possibile che da qualche parte del mondo esista un luogo, una contrada che si chiami Cozzagrande. Qui è un luogo immaginario abitato dalle "cozze". Una cosa hanno queste di speciale che le distingue da tutti gli altri: è l'ostinazione eroica, oppure ottusa, dipende dai punti di vista, con cui si attaccano da qualche parte. Avranno pure tante altre qualità e difetti, come tutti. Ma uno riconosce una cozza perchè non si stacca più: sarà un luogo, una poltrona e perfino una sedia traballante.
Qui si racconta della cozza che è in ognuno.
E di una qualsiasi comunità o gruppo.
Quello che segue è un insieme di pagine di diario, di news, racconti, immagini della comunità di Cozzagrande. Seguendo la numerazione si ricompone il filo storico degli eventi. Ma non è necessario attaccarsi a quest'ordine per confondersi le idee.
Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

25/11/08

Fuoc’Amico sferra un violento attacco e colpisce se stesso ignaro. Perché Red Loop partecipa all’attacco. Pazz’Esco annuncia il 3percento.

Fuoc’Amico non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco, mentre occupava con compiaciuta soddisfazione il posto riservato al cozzaro capo attorno al nuovissimo tavolo per le riunioni del Gran Giurì di Cozzagrande, opera della Cozza-del-Pert.
L’ordine del giorno della riunione era come al solito molto corto, dal momento che i membri del Gran Giurì si erano mostrati refrattari al piano di aumento della propria produttività: non sembrava congruo prendere troppe decisioni con un solo gettone di presenza. Così si chiama, per chi non lo sapesse, il compenso che viene dato per ciascuna presenza alle riunioni. Un solo tema importante poteva bastare. Poi, tutta la libertà e il tempo per qualsiasi altra chiacchiera.
Quella volta Fuoc’Amico doveva illustrare il suo piano per portare Cozzagrande al livello dei grandi mercati internazionali. Si era preparato con la sua consueta accuratezza. Infatti, era riuscito a farlo in una sola tesa di scale da venti gradini. Giusto mentre li saliva di corsa per raggiungere la sede della riunione. Giusto il tempo che gli era necessario per fare l’analisi approfondita delle quaranta pagine del documento preparato dalle 35 cozze del suo gruppo di esperti in tutto. E’ quello che i grandi esperti di organizzazione chiamano il “just in time”, e che vuol dire che si fa una cosa giusto per quando serve.
Per questo, non aveva neanche finito di raccontare in due parole il suo piano di salvataggio di Cozzagrande soffermandosi soltanto sulle più recondite implicazioni cabalistiche di alcuni numeri, che già aveva archiviato mentalmente la questione e pregustava il prossimo successo personale. Si può capire, quindi, il legittimo disappunto di Fuoc’Amico alla richiesta di chiarimenti da parte di uno dei cozzari. E poi di un altro e di un altro ancora. Sembrava una gara a chi trovasse il difetto più grosso. Fuoc’Amico non sopportava di essere contraddetto né di essere minimamente criticato. Piuttosto, utilizzando la sua solita tattica vincente, si era subito messo a capo della protesta montante dei cozzari, superandoli addirittura nelle critiche al piano di salvataggio di Cozzagrande. Red Loop per compiacerlo lo aveva affiancato, dandoci dentro finanche con una delle sue performance di autolevitazione. Alla fine Fuoc’Amico vinse quella che era ormai diventata la sua battaglia, imponendo la bocciatura dello sciagurato piano. Ci aveva messo tanta foga che non si era assolutamente reso conto che aveva combattuto e vinto contro se stesso.
Quando incominciò a balenargli qualche dubbio, fu Red Loop a consolarlo: “Lo dice il tuo nome stesso, che – spiegò convinto - deve essere uno di quei nomi di persona che sono stranamente in relazione con il lavoro che fa chi li porta, e che si chiamano “attronimi”. Se il fuoco amico colpisce per definizione gli amici, non bisogna meravigliarci se, al culmine della mission che il tuo nome Fuoc’Amico evoca, finisci con il colpire il primo oggetto della tua amicizia. Cioè te stesso”. Ma questa storia dell’attronimo aveva messo ancor più di malumore Fuoc’Amico.
“Mentre voi discutevate”, si inserì Pazz’Esco, senza far caso al disappunto generale,“io ho già realizzatro il tre percento”. Anche quella volta nessuno aveva avuto voglia di chiedergli di cosa.

Fuoc’Amico pretende il tavolo rettangolare con un solo lato corto. L’ottiene e si meraviglia lui stesso. Il genio della Cozza-del-Pert.

“Le soluzioni geniali sono già tutte davanti ai nostri occhi, ma solo per chi volesse vederle!”, ammoniva provocatoriamente la Cozza-del-Pert ogni volta che la si importunava con un problema da risolvere. E il tavolo rettangolare con un solo lato corto da lui progettato per le riunioni del Gran Giurì dei Cozzari era lì a ricordarlo a tutte le cozze di Cozzagrande. Tutto era nato dalle pretese di Fuoc’Amico, che mal sopportava di dover confondere la sua autorità con chicchessia. Per questo odiava i tavoli rotondi dove non si capiva mai chi fosse quello più importante. Né aveva capito come facesse il famoso re Artù a distinguersi pur accomodandosi attorno ad una tavola rotonda con i suoi cavalieri, mentre sempre cantavano allegri:
« Chevaliers de la table ronde,
Goûtons voir si le vin est bon.
Goûtons voir, oui oui oui,
Goûtons voir, non non non,
Goûtons voir si le vin est bon. ... »

Di quella epopea i Cozzari avevano ripreso solo questa gloriosa tradizione.
Fuoc’Amico privilegiava, invece, i tavoli rettangolari dove andava subito ad occupare uno dei lati corti. Quello destinato per convenzione al capotavola. Il guaio era che rimaneva sempre un altro lato corto, dove si andava a sedere o Red Loop, e passi, che era un cozzaro anche lui, oppure Pazz’Esco, che invece non lo era. Come avrebbero mai fatto, le cozze, a capire da quale lato stava chi comandava?

Pretese, anche con promesse e velate minacce, che gli si trovasse una soluzione. E finalmente da un certo giorno in poi, Fuoc’Amico potè sedersi al tavolo a cui la Cozza-del-Pert era riuscita ad eliminare l’altro lato corto per impedire che altri potessero occupare quella postazione irriverente che poteva confondere le idee a tutti.
Fuoc’Amico ne era fiero. Nessun’altro a Cozzagrande e altrove possedeva un tavolo rettangolare con un solo lato corto per sedersi, e tutti erano curiosi di ammirare questo rompicapo della geometria euclidea. E tutto grazie ad una soluzione geniale trovata dalla Cozza-del-Pert.

Prima di lui non v’era riuscito neanche Red Loop, che dopo molti ragionamenti circolari aveva fatto chiamare il miglior falegname di Cozzagrande, che era sempre la Cozza-del-Pert, per far tagliare l’altro lato corto. Ma dopo ogni taglio il lato corto si riformava come d’incanto, sostituendo quello di prima. Quando, poi, taglia e ritaglia, il lato corto finì col diventare più lungo del lato lungo, Red Loop intuì che ora c’era il rischio che un “quisque de populo”, cioè uno qualsiasi del popolo delle cozze che si fosse seduto sul lato lungo, oramai diventato più corto, sarebbe potuto apparire come il più importante dei commensali, pardon, dei membri del Gran Giurì in riunione.
Red Loop non si perse d’animo, ed ordinò di tagliare una fetta anche dal lato lungo.

Ma così facendo, alla fine rimasero soltanto le sedie a ricordare con la loro disposizione che lì al centro del rettangolo che formavano doveva esserci stato un tavolo rettangolare a due lati lunghi e due corti, come è naturale che sia.
Allora, dopo aver zittito le cozze di passaggio che nel frattempo si contendevano gli sfridi del tavolo, che Pazz’Esco distribuiva dal 3percento in su, Red Loop si fermò a riflettere. Fu così che concepì un tavolo triangolare, naturalmente un triangolo isoscele acutangolo, quello che ha due lati lunghi ed uno certamente più corto. Ma dopo una sola riunione fu bocciato: Fuoc’Amico non sopportava l’effetto che ne sortiva dei cozzari che sembravano attacarlo contemporaneamente di fronte e da due lati. Furono scartate altre ipotesi da fonti estranee che parlavano di lati arrotondati.
Alla fine si era tornati al tavolo rettangolare comprato di nuovo. Fuoc’Amico, un po’ seccato, espresse tuttavia a Red Loop, mettendolo a verbale, apprezzamento per la genialità e l’impegno profuso, come si usa fare in queste circostanze. Ma si capiva bene cosa invece stesse pensando. Poi fece chiamare irritato la Cozza-del-Pert facendogli notare le condizioni in cui il Gran Giurì doveva lavorare, tra segatura, pezzetti di legno, schizzi geometrici, e per di più col sottofondo di Pazz’Esco che esagitato batteva l’asta per l’assegnazione degli sfridi.

Sul volto della Cozza-del-Pert si lesse un’espressione di commiserazione, ma poi fece sgombrare la stanza da oggetti estranei e cozze. Queste ultime si misero dietro le quinte a spiare e i più fortunati poterono assistere alla scena della trasformazione.

Videro che la Cozza-del-Pert, invero un po’ scocciata, si era seduta a fumare una sigaretta di spalle al cartello “Vietato fumare”, di modo che non potesse vederlo e quindi nell’impossibilità di contravvenirlo. Terminata che fu la sigaretta, con fare pensoso, si alzò e avvicinatosi al lato corto del tavolo dov’era stato seduto Fuoc’Amico, lo spinse con un gesto vigoroso ed elegante – doveva essersi accorto di essere osservato – fino a far appoggiare l’altro lato corto contro il muro, creando continuità tra lato del tavolo e parete ed eliminando ogni possibilità per qualsiasi cozzaro o cozza di sedersi su quella postazione. Aveva eliminato la funzione del secondo lato corto.
Le cozze e i cozzari di Cozzagrande non resistettero dietro le quinte ed esplosero in un “ohoooo…”. Fuoc’Amico fece “waw” due volte. Red Loop disse che l’aveva pensato anche lui ma se l’era scordato.
Tutti si congratularono con la Cozza-del-Pert. Ma Pazz’Esco, invidioso, già pensava di sfondare la parete da quel lato con la scusa di dover proiettare le diapositive con i grafici a 3D, cioè a tre dimensioni.
Tutto faceva presagire che la storia non sarebbe finita lì.

23/10/08

Il Gran Giurì traballa, caracolla ed è soccorso da Pazz’Esco. Il retailing dell’inesistente. Un caso non perseguibile di vilipendio alla ragione.

Riunitosi in gran segreto, il Gran Giurì di Cozzagrande era molto nervoso per la figuraccia che stava facendo. Le cozze si autogovernavano. Nella angusta stanza dei bottoni Pazz’Esco continuava a pigiarli a caso e l’unico effetto che otteneva era che passava da un piano all’altro e c’era gente che entrava ed usciva come se avesse avuto un posto da dove venire e uno dove andare. Pazz’Esco provava anche a proporre incarichi a questo e a quella, ma quelli stavano un po’ e appena si riapriva la porta se ne andavano il più in fretta possibile.


Nessuna delle cozze di Cozzagrande aveva la forza di convincerlo che fin quando fosse rimasto chiuso nell’ascensore, quei bottoni non gli avrebbero consentito altro che di andare da un piano all’altro.
A Cozzagrande di Là sia di Sopra sia di Sotto serpeggiava il malumore perché si temeva sul futuro della comunità. Giungeva notizia che a Cozzagrande Vecchia i lavori di consolidamento della rocca su cui poggiavano le case era quasi terminato e già altre specie di cozze vi si stavano attaccando. Ma nessuno del giurì se ne curava. E, come non bastasse, tutte le cozze ormai avevano capito che Pazz’Esco per via delle sue alte protezioni aveva trovato il modo di mettere a squadra tutto il Gran Giurì, che proprio per rompere questo clima di sfacelo si era riunito determinato a recuperare la faccia. E non potendosela prendere con Pazz’Esco, non gli rimaneva che prendersela con le cozze comuni. Così il Gran Giurì prese tre decisioni. Primo, far finta di dare volontariamente piena fiducia a Pazz’Esco, altrimenti tutti avrebbero potuto pensare quello che era già stato pensato da tutti, e cioè che essi erano ormai, ciascuno e nell’insieme, suoi ostaggi. Secondo, creare divisioni tra le cozze per farle litigare tra loro e indebolirne la resistenza al ribaltamento. Terzo, annunciare un grande piano di ribaltamento basato su un nuovo misterioso business.
Fu così che il Gran Giurì invitò Pazz’Esco, che non se lo fece ripetere la seconda volta, ad illustrare finalmente il suo sfavillante piano. Le linee del trend salivano, salivano e non c’era più spazio per farle andare oltre, a meno che non si fosse fittato anche l’appartamento del piano di sopra. Quest’ultima questione fu rinviata. L’effetto trend crescente era tanto più strabiliante quanto più sfuggiva di quale fenomeno si volesse illustrare l’andamento. Pazz’Esco, comunque, convinse tutti che bastava il 30 percento. Non volle rivelare di più. Il Gran Giurì tirò un sospiro di sollievo e scoppiò in un applauso liberatorio. Adesso avevano un piano strategico, finalmente. Lo approvarono riservandosi di capirlo in seguito, dopo che fosse stato scritto in bella copia.
Quanto al secondo punto, il Gran Giurì si limitò a costituire una commissione segreta che avrebbe fatto un piano segreto che sarebbe stato attuato senza che nessuno se ne accorgesse.
Il terzo punto fu il più difficile da affrontare. Ma fu ancora una volta la genialità di Pazz’Esco a salvare tutti: lanciò la strabiliante business-idea di puntare tutto sul retailing dell’inesistente imponderabile. Tradotto a spanne, il commercio al minuto del niente. Fuoc’Amico ostentò gioconda soddisfazione, mentre incassava quest’altro affronto. Avrebbe voluto essere lui il salvatore di Cozzagrande. Ma si dovette accontentare di annunciare che stava finalmente riportando l’ordine a Cozzagrande e che si arrangiassero le cozze di lungo e di medio corso se rimanevano inconsolabilmente scettiche. Va però precisato che il fatto che Fuoc’Amico e i cozzari del giurì e la loro cozza di fiducia mostrassero di credere davvero alle loro stesse parole, li esonerava tutti dall'andare al cospetto del tribunale della ragione.
Perché si ha vilipendio perseguibile soltanto quando fosse dimostrato un barlume di raziocinio. E qui, manco col microscopio elettronico a scansione se ne poté trovare. Tutto questo, però, non lasciava affatto tranquille le cozze di Cozzagrande.