Diario, news, storie da Cozzagrande

E' possibile che da qualche parte del mondo esista un luogo, una contrada che si chiami Cozzagrande. Qui è un luogo immaginario abitato dalle "cozze". Una cosa hanno queste di speciale che le distingue da tutti gli altri: è l'ostinazione eroica, oppure ottusa, dipende dai punti di vista, con cui si attaccano da qualche parte. Avranno pure tante altre qualità e difetti, come tutti. Ma uno riconosce una cozza perchè non si stacca più: sarà un luogo, una poltrona e perfino una sedia traballante.
Qui si racconta della cozza che è in ognuno.
E di una qualsiasi comunità o gruppo.
Quello che segue è un insieme di pagine di diario, di news, racconti, immagini della comunità di Cozzagrande. Seguendo la numerazione si ricompone il filo storico degli eventi. Ma non è necessario attaccarsi a quest'ordine per confondersi le idee.
Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

25/10/07

70- Red Loop fa una visita a Grande Sughero, che gli rivela il suo segreto. Storia di una cozza mutante. L’energia del pensiero poroso. Fragranze.

Grande Sughero se ne stava come al solito per conto suo galleggiando a mezz’aria alla deriva nei suoi domini da dove poteva osservare tutto, anche la comunità di Cozzagrande.

Un giorno Red Loop volle andare ad incontrarlo. Rimase ammirato, non senza una punta di invidia, della capacità di Grande Sughero di galleggiare compostamente per lungo tempo. Infatti, benché si intuisse che il suo baricentro doveva stare da qualche altra parte, lui rimaneva in perfetto equilibrio instabile, contro ogni legge della fisica. Senza mostrare di far fatica alcuna. Di tanto in tanto anche un po’ dondolante, ma mai fino a scomporsi. Red Loop si sentiva a disagio ad essere osservato dall’alto. Voleva subito dimostrare di essere convenuto a colloquio da pari a pari, e, soprattutto, guardarlo negli occhi senza dover alzare la testa. Quindi, raccolse tutte le sue forze, si accovacciò con goffa eleganza quel tanto necessario ad aggrapparsi saldamente alle stringhe delle scarpe che calzava ed incominciò a tirarsi su. Ma per quanti sforzi facesse, passando per tutta la gamma dei rossi fino al viola, non riusciva a raggiungere l’altezza di Grande Sughero, che per la verità, senza darlo a vedere, si sollevava ogni volta ancora un po’ perché aborriva essere raggiunto da chicchessia.

Falliti tutti i tentativi, Red Loop non voleva piangere per la rabbia davanti ad uno che dal suo punto di vista non gli era certamente superiore. Si trattenne. Rinunciò a sollevarsi. Si giustificò dicendo che aveva mangiato peperoni arrostiti quella mattina inzuppati nel latte. E che per questo si sarebbe comunque adattato a sedersi sulla poltrona da ufficio basculante, pensando tra se e se che sarebbe stato sufficiente spingere all’indietro lo schienale per evitare di dover alzare la testa per guardare in faccia il suo interlocutore. Cosa che gli riuscì non senza qualche sforzo. Tanto che per quasi tutto il tempo del dialogo rimase mezzo coricato, gambe tese per far leva e rosso in volto. Ma per apparire tranquillo e disinvolto, incominciò a giocherellare con un sughero a forma di fungo, di quelli che si usano per tappare le bottiglie di spumante, che aveva rimediato dalla scrivania di Grande Sughero, il quale con malcelata insofferenza ne seguiva attentamente le volute nelle mani del suo ospite.

Comunque, Grande Sughero, che quando pareva a lui, era capace di grande generosità, ebbe compassione di Red Loop messo in imbarazzo dalla sua maldestra performance. Decise, divertendosi in cuor suo, di metterlo a parte del suo grande segreto, spiegandogli come, senza ricorrere alla levitazione a propulsione mistica né alla superconduttività per la levitazione magnetica, egli riuscisse a rimanere sollevato dal pavimento. E soprattutto come avvenne la sua trasformazione da Grande Cozza in Grande Sughero. Red Loop si aggiustò un po’, annusò nuovamente il tappo a pieni polmoni per coglierne la fragranza di spumante con uno strano retrogusto, disponendosi all’ascolto.

“Quando il sughero a fungo della bottiglia di spumante, che avevo raccolto da terra poco prima, durante una festa, come portafortuna, cadde dove proprio non avrebbe dovuto”, esordì Grande Sughero, intuendo di aver azzeccato la curiosità di Red Loop, “non mi rimase null’altro da fare che premere nuovamente il pulsante dello sciacquone per eliminarlo.

L’acqua precipitò fragorosamente a cascata formando potenti vortici. Il sughero scomparve nel risucchio. Ma, passato qualche secondo, riemerse dondolandosi allegramente. E continuò a riemergere nei successivi tentativi di affondamento”. Grande Sughero raccontò come dapprincipio osservasse il ripetersi del fenomeno insofferente e contrariato. Anche perché dietro alla porta del WC chiusa alle sue spalle si stava formando una lunga fila, e il brusio di protesta cresceva sempre più. Ma il sughero tornava sempre lì dentro a galleggiare incurante ed osceno. Grande Sughero più s’incaponiva e più vedeva che il tappo ritornava saltellando per poi lasciarsi cullare dalle onde del piccolissimo maleodorante laghetto. Provocatorio e dispettoso. Almeno questi dovevano essere i sentimenti del sughero: infatti, era l’opinione di Grande Sughero ancora nelle vesti di Grande Cozza, una cosa che si comporta così deve per forza essere una cosa pensante che lo fa apposta. Fuori il brusìo si stava trasformando in rivolta. Ma la cozza del sughero, alias Grande Sughero, era troppo presa per potersene accorgere. Quel sughero ribelle finì con l’affascinarlo. “All’improvviso ebbi come una rivelazione che doveva cambiare il corso della mia vita”, disse con aria esultante a Red Loop, che stava anticipando mentalmente le conclusioni di Grande Sughero immaginando che avesse messo in piedi un sugherificio.

No. La rivelazione che aveva cambiato la vita della cozza del sughero era la scoperta stessa della forza del sughero: “Un sughero si limita a galleggiare! Non fa assolutamente nulla eppure è invincibile!”, si disse, udendo ora i pugni battere furiosamente da dietro la porta. “Allora decisi di recuperare il tappo, ormai abbondantemente ripulito e risciacquato, vincendo la naturale repulsione, e continuai a rimurginare per strada sull’accaduto”, concluse Grande Sughero. Red Loop, abituato ai suoi stessi ragionamenti circolari e avviluppati, non riusciva a seguire quel ragionamento troppo lineare. Si limitò a chiedere: “Era un tappo come questo?”, mostrando il tappo della scrivania dopo averlo annusato percependo un’ambigua fragranza. “Ma è proprio quello in persona!” rispose laconico Grande Sughero. Red Loop per poco non lo fece cadere. Riuscì a malapena a riporre il tappo sulla scrivania con un’espressione di schifo che non poté celare. Tutto preso dal pensiero di andarsi a lavare al più presto le mani fece fatica a seguire il resto del racconto di Grande Sughero, che nella foga della rivelazione era sceso di circa mezzo metro come avesse perso per un istante un po’ della sua leggerezza. Red Loop potè così allentare la tensione sulle gambe e provò un po’ di sollievo. Grande Sughero continuava a raccontare: “Io devo essere un sughero. Anzi io sono un sughero, mi dissi. E da quel momento mi esercitai ad imitarlo”.

“Ma come si fa ad imitare un sughero?”, chiese Red Loop sbalordito, “e poi i sugheri galleggiano su qualcosa di liquido, come l’acqua, la melma. Tu invece ti sollevi come un pallone gonfiato!”. Si accorse, come al solito, troppo tardi delle parole che gli erano scivolate di bocca. Infatti, Grande Sughero rispose piccato: “E’ una questione di pensiero. Quelli che ce l’hanno leggero, il pensiero, possono addirittura sollevarsi, perché diventano più leggeri dell’aria. Invece, quelli che c’hanno il pensiero circolare possono al massimo rotolare per terra. Inutile che tentino di sollevarsi”. Red Loop, che si era sentito colpito nel suo amor proprio, incominciò a organizzarsi per andarsene. Fece appena a tempo a sentire, mentre insisteva a commiatarsi, Grande Sughero che diceva: “Io sono riuscito a rendere il mio pensiero poroso. Per questo sono più leggero dell’aria”.

E dondolante gongolante riprese la sua tipica espressione assente, estraniata ed indifferente.


26/09/07

88- Come Pazz’Esco e Red Loop sgonfiano con ingegno la bolla speculativa generata da un insospettabile affabulatore. Storia di rane e cozze.

A Cozzagrande-di-Là i cozzari del Gran Giurì e le cozze si stavano incartando ciascuno per conto proprio. Era tutta colpa della cozza che si metteva sempre di mezzo, tra i primi e i secondi, quel tal Pazz’Esco. Infatti, questi era talmente incartato di suo, che quando i cozzari una volta e le cozze l’altra si adoperavano per liberarlo dalle carte, vi si trovavano loro stessi sempre più incartati. Ormai era tutto uno stropicciare di carte e non si combinava più niente. C’era chi faceva finta di leggere le carte. Si vedeva che era per finta perché il più delle volte le cozze stavano sottosopra rispetto allo scritto. C’era chi moltiplicava le carte fotocopiandole a più non posso, ottenendo da stropicciature e false pieghe bellissimi effetti in ricche gamme di grigi. Una si era procurata perfino un tritacarte dove infilava malloppi appena rilegati con eleganti dorsetti a spirale. Ed era tutta una frenesia, mentre Pazz’Esco continuava a rilasciare le carte da cui era incartato e con cui si incartavano tutte le cozze che incappavano in lui. Di tanto in tanto arrivava la cozza del bar con vassoi di caffè. E allora era un generale sputacchiare per allontanare, in direzione dell’occhio del vicino, i frammenti di carta che erano capitati copiosi sulle labbra di ognuno. Tutti si fermavano per una breve pausa.

Fu durante una di queste pause che la Cozza-dei-verbali-segretati, come colta da improvvisa ispirazione, chiese un po’ di silenzio. Quando l’ottenne prese a leggere da una delle carte recuperate da terra: “Racconta Esopo che le rane, afflitte per la loro anarchia, inviarono ambasciatori a Zeus per pregarlo di dare loro un re”. Si guardò intorno lusingata dall’attenzione suscitata: “Quello, resosi conto della loro stupidità, fece cadere nello stagno un pezzo di legno. Le rane prima si spaventarono per il tonfo nell’acqua e poi vedendo che quello rimaneva immobile, capito che si trattava soltanto di un pezzo di legno, lo disprezzarono fino al punto che salendovi vi si ponevano sopra. Poiché, però, mal sopportavano di avere un tale re, tornarono da Zeus per chiedergli di cambiarlo, perché colui che aveva inviato era troppo debole. Allora, Zeus, sdegnatosi contro le rane, mandò loro una biscia, da cui dopo essere state catturate venivano mangiate. La favola – lesse la cozza dei verbali segretati sottolineando con voce grave le conclusioni di Esopo – dimostra che è meglio avere capi miti e non malvagi piuttosto che turbolenti e cattivi”.

Terminato il racconto, ci fu un lungo silenzio. Come se avessero capito anche loro, le carte accartocciate rallentarono il loro crepitio. A parte lo stile stentato della traduzione dalla lingua originale di Esopo e a parte la banale conclusione, le cozze incominciarono ad interrogarsi guardandosi negli occhi – ovviamene quelle che non erano impegnate ad estrarvi i frammenti di carta - sul senso di ciò che avevano ascoltato. “Che c’entriamo noi con le rane!”, sbottò forte e chiaro, facendo sobbalzare tutti, Pazz’Esco, mentre si scrollava due cozze di dosso e tirandosi appresso il voluminoso codazzo di carte: “Quelle non sono cozze come noi!”. Nessuno aveva badato alla sua presenza durante il racconto. D’altra parte lui, dando per scontato che la cosa non lo riguardasse per niente, se ne andò a cercare qualche nuovo economics da vantare davanti al Gran Giurì dei Cozzari e nelle assemblee delle cozze che convocava a cuor leggero. Era solito farsi suggerire gli economics dalle cozze di altrove che incrociava per caso lungo il percorso. Questo garantiva grande originalità ai dati, che così potevano essere annunciati con grande enfasi.

Ad ogni buon conto, la Cozza-dai-facili-rendiconti calcolò che un eventuale mangiatore di cozze ci avrebbe messo mesi a decimare la popolazione di Cozzagrande. L’indigestione che si sarebbe procurato fin dalla prima cozza sarebbe potuta risultare esiziale. Tuttavia qualcuno sarebbe sopravvissuto. “E Cozzagrande sarebbe rinata ancora una volta e sarebbe stata più bella e grande che pria”, l’interruppe la Cozza-di-lungo-corso ansiosa di deviare su un lietofine standardizzato.

Ma a chi corrispondeva il re travicello? E chi era Zeus? E chi era la biscia? Prendeva origine da questi semplici interrogativi la bolla speculativa delle scommesse su chi fossero i referenti reali della metafora delle rane e del loro re malvagio.

Alcune cozze, a proposito del re travicello, sostenevano che si trattasse senza ombra di dubbio di Pazz’Esco. Infatti da quando era arrivato lui a Cozzagrande c’era l’anarchia con l’A cerchiata maiuscola. Ma altre cozze propendevano per la tesi che Pazz’Esco fosse piuttosto il re biscia. Solo che nella confusione delle sue idee, aveva preso a divorare per prima i cozzari e prima di tutto il loro capo Fuoc’Amico, anziché le cozze ansiose di essere comandate. E Fuoc’Amico doveva essere invece Zeus in terra di Cozzagrande. Nient’affatto, contestavano altre cozze: Fuoc’Amico era re travicello. Figurarsi che doveva essere la biscia che lo avrebbe dovuto sostituire! E Zeus che manda travicelli e bisce doveva essere allora ToutanCàmen. Oppure. Fuoc’Amico corrispondeva al re biscia, che aveva preso a divorare prima Pazz’Esco e poi avrebbe fatto lo stesso con il resto delle cozze. Ma poi qualcuno incominciò a sostenere che re travicello non era altri che ToutànCamen in persona. Mandato da chi? E poi incominciarono a circolare a proposito e a sproposito i nomi di Grande Sughero, della Cozza-della-chiave-dell’acqua e altri.

E così la bolla speculativa delle scommesse su chi fosse l’uno o l’altro dei personaggi della favola continuava a gonfiarsi, gonfiarsi... E qualcuno incominciava a fare i margini suoi vendendo informazioni riservate agli scommettitori. Insomma meglio sarebbe stato se la Cozza-dei-verbali-segretati avesse subito riaccartocciato il foglio con la favola senza mettersi a leggerla. “Leggi la favola a ritroso, dall’ultima alla prima parola e dall’ultima alla prima lettera”, tagliò corto Pazz’Esco, accorso dopo essere stato sommariamente edotto e dopo aver consultato per telefono Reed Loop. “Questo – era la spiegazione congiunta dei Due – riporterà tutto indietro e le cose ritorneranno come prima. Come niente fosse stato!”.

Qualcuno pensò ad una sottile vendetta di Pazz’Esco perché nessuno aveva voluto accettare le sue scommesse, per paura di rimetterci anche la posta. Infatti in caso di pagamento, Pazz’Esco era solito ritrarsi. Comunque, con la lettura al rovescio ci fu il grande puf della bolla speculativa. E fu un gran danno per molte cozze, che ancora di più pensarono che Pazz’Esco era la biscia.

02/08/07

84.- Ostinata resistenza della Cozza-di-lungo-corso a cambiare loculo. Insidie dell’organigramma mobile a loculi. Pazz’Esco rimane incastrato.


Il posizionamento nello scacchiere internazionale fu studiato con grande dovizia di dati. L’analisi delle dinamiche geopolitiche e il flusso dei grandi capitali finanziari produssero seicento pagine di schemi e grafici esaltanti che rafforzarono la convinzione di Pazz’Esco che - una volta escluse le regioni del mondo sconsigliate dal ministero degli esteri per via delle guerre e altri disastri - “basterà spostare di un posto nell’organigramma a loculi la Cozza-di-lungo-corso e il dieci per cento del mercato sarà nostro”. Il ragionamento di Pazz’Esco non faceva una piega. Anche le cozze di lungo e medio corso, per un istante si entusiasmarono immaginandosi, alla stregua di salmoni, la dura risalita controcorrente contro ogni logica per la conquista dei mercati globali. La Cozza-dai-facili-rendiconti calcolò che Cozzagrande sarebbe stata nell’arco del millennio in corso la settima potenza economica del globo. Ma non ricordava più per quale tipo di prodotto a mercato avesse fatto i calcoli, avendo malauguratamente cancellato il foglio elettronico, su cui li aveva faticosamente elaborati, con un clik del mouse sfuggitogli nel momento di massima esaltazione. Tutti sembravano pronti per la grande avventura. Sennonché la Cozza-di-lungo-corso, che in questi frangenti si scoprì più cuor di cozza che cuor di salmone, non ne voleva sapere per nulla di spostarsi dal suo loculo. “Non vedo il nesso”, si giustificava arrampicandosi sugli specchi, e poi, rivolgendosi alle cozze vicine, con l’aria di chi ha ormai vissuto tutto quello che c’era da vivere a Cozzagrande anche per i secoli a venire, aggiungeva: “Conosco bene le insidie dell’organigramma a loculi specialmente nella variante mobile”. Ma di che si trattava? Gli organigrammi sono quegli schemi fatti di tante caselle che rappresentano le varie funzioni di una organizzazione collegate tra loro da lineette che indicano la dipendenza gerarchica, dal capo fino all’ultimo dipendente. Pazz’Esco era euforico mentre presentava il suo organigramma per organizzare gerarchicamente tutta la comunità di Cozzagrande. Ogni cozza dentro un riquadro con un capo sulla testa e uno o più dipendenti nei riquadri collegati in giù sviluppando tante ramificazioni fino all’ultima che spegne la luce. Fu subito chiamato “organigramma a loculi” sia per la forza evocativa dell’inelegante disegno sia per i pensieri cupi che suscitava in molti che si vedevano oppressi da una pletora di capi.

Ma l’organigramma di Pazz’Esco era unico nel suo genere. Era infatti in continuo cambiamento. Niente stava fermo. Né le caselle-loculo né le lineette di collegamento. C’erano loculi che continuavano a scendere e risalire lungo l’organigramma come yo-yo; c’era un loculo che continuava a scomparire per ricomparire da un’altra parte cambiando d’incanto il suo posto nella gerarchia; altri loculi si collegavano e scollegavano a seconda di chi li osservava. La disposizione finale la conosceva soltanto Pazz’Esco. Neanche Fuoc’Amico era stato messo a parte del segreto e per questo non si risolveva a dare il mandato per la sua applicazione al popolo di Cozzagrande. A nulla valevano gli appelli della cozza della qualità perché fosse rispettato il gran libro della qualità. Per tutta risposta Pazz’Esco inventò il gioco dei tre loculi, che diventavano quattro, poi cinque o di meno senza nessuna regola. Non ebbe seguito.

La Cozza-di-lungo-corso, che sapeva il fatto suo, diceva che ci sono loculi anche ben presentati, a cui, appena quello che ci viene messo dentro si distrae, vengono cambiate le linee di dipendenza e così si trova spostato da tutt’altra parte, fino a ritrovarsi isolato in mezzo ad amene praterie. Spiegava anche che alcuni loculi vengono murati. E chi c’è c’è. Tutta la sua lunga permanenza in Cozzagrande gli diceva che certi spostamenti da un loculo noto ad un altro non noto non portavano mai niente di buono alla cozza residente. Intanto nel popolo di Cozzagrande cresceva l’indignazione, ma non vi fu neanche il tempo di elaborare una strategia di difesa: Pazz’Esco era rimasto incastrato nell’albero delle decisioni del Gran Giurì, che era fatto di due rami, quello del “non ci conviene prendere una decisione oggi, se possiamo trovare il modo di rimandarla a domani” e l’altro del “decidiamo dopo aver guardato le carte”, ma erano incomplete.

22/06/07

83.- Pubblicato il verbale segretato del GGdCdC. Rivelati gli imbarazzanti contenuti della riunione tenuta per errore in sede non appropriata (v.82).

Verbale del Gran Giurì dei Cozzari di Cozzagrande (GGdCdC)


Il GGdCdC (Gran Giurì dei Cozzari di Cozzagrande),

- Sentita la relazione di Fuoc’Amico;

- Affermato che la frase di dopo è veritiera;

- Affermato che la frase di prima è falsa;

- Lasciato a chi legge decidere quale sia la frase veritiera;

- Dopo una lunga ed animatissima chiacchierata del più e del meno, nel corso della quale Red Loop si esibisce in una performance di levitazione; Pazz’Esco gli ostenta la sua fedeltà aggrappandosi alla di lui giacca ottenendo un imbarazzante effetto-ricaduta; il Cozzaro delegato agli Esteri riceve una telefonata dalla Cina in merito, pare, alla questione della paventata clonazione di due cozzari andati in quel grande Paese con la opportuna missione di contare i cinesi; un cozzaro, non meglio identificato per via della nuvola di fumo che lo avvolge, centra con consumata destrezza il cartello ‘Vietato Fumare’ con un perfetto cerchio di fumo; inoltre altri due cozzari combinano un appuntamento tralasciando l’indicazione del luogo e dell’ora per una cosa loro; un sesto cozzaro ostenta un’impellenza fisiologica e si allontana di corsa facendo perdere le sue tracce; Fuoc’Amico tenta una disperata mediazione complicata dall’assenza di qualcosa da mediare, ma sostenendo con veemenza che tutti hanno ragione, perché la ragione e il torto non si possono tagliare con il coltello, il quale ultimo sarebbe peraltro molto più utile per altri usi;

- Avendo ormai da tempo perso di vista l’oggetto della decisione;

- Essendo già trascorsa la durata ragionevole di una riunione;

- Assicuratisi che la cozza dai facili rendiconti in veste di assistente al verbalizzante continui ad essere impegnato a risolvere i giochini sul suo telefonino;

All’unanimità

Delibera

a) di decidere di decidere un’altra volta;

b) di incaricare Pazz’Esco ad impegnare la struttura operativa a ritrovare l’oggetto perso di vista di cui sopra;

c) di esprimere una nota di censura sull’episodio della piece teatrale carpita proditoriamente;

d) di segretare il verbale e gli eventi cui si fa riferimento al punto c).

10/06/07

82- Cos’ è la logistica integrata. Una avventurosa riunione. Perché sono sconsigliabili le riunioni in un’auto. Ma quella sera a teatro...

Ormai non sapevano più dove andarsi a riunire. Il gran giurì dei cozzari voleva lavorare in gran segreto. Così tutti avrebbero pensato che stessero pensando a qualcosa di tanto più importante quanto più segreta fosse. Meglio un posto isolato, perché se uno deve parlare, deve poterlo fare ad alta voce. Per avere ragione. C’era un’ampia scelta di soluzioni. Red Loop si oppose subito alla proposta pur legittima di andare nelle fogne. Troppo affollate, e soprattutto troppo basse per potersi sollevare nel caso ne avesse avuto bisogno.

Pazz’Esco incassò da parte sua uno sgarbato rifiuto dalla portineria dell’aula del senato, manco a trovare una scusa qualsiasi, che so… il dibattito sulla fiducia al governo. Ma gliel’avrebbe fatta vedere lui, non appena avesse conosciuto uno più importante. Fu scartata quasi subito anche la soluzione delle cave numerose e immense sotto la città. Troppo via vai perchè vi si stava facendo l’archiviazione delle ecoballe. Nessuno del giurì, d’altra parte, aveva un’auto abbastanza capiente per il numero legale. Né si poteva fare come un’altra volta, quando due del giurì stavano fuori a turno. Se qualche cozza li avesse visti non sarebbe stata una gran figura. Anche perché sempre quella volta successe che si fece attorno la folla dei curiosi che volevano vedere come viene una rissa dentro a un’auto. Non fu possibile deliberare neanche sulla fondamentale questione del riporto in caso di calvizie incipiente. E ancora una volta si dovette rinviare tutto.

Allora Pazz’Esco prese un paio di contatti che contano dei suoi soliti, con la posa del genio paziente che deve risolvere sempre tutto lui. Alla fine si tirò dietro tutto il numero legale, in fila indiana, per i vicoli e attraversando pure qualche casa privata, ingannato dai comandi del navigatore satellitare tarato per errore sul volo dei piccioni viaggiatori. Finalmente infilò una piccola porta che dava in una grande sala con un tavolo da riunione illuminato centralmente da una elegante lampada che lasciava in penombra e al buio il resto dell’ufficio. Fu chiusa la porta e il brusio che veniva di fuori si spense. Le informazioni di quelli che contano erano state perfette, come la sala riunioni e Pazz’Esco ne fu soddisfatto. Il gran giurì approfittò per parlare animatamente e a lungo di ogni e qualsiasi segretissima questione marginale, intendendo così contribuire a modo suo alla crescita dei margini. Nessuno aveva osato dirgli che proprio in questo modo i margini li consumavano in gettoni di presenza. Infatti, la cozza dai facili rendiconti era stata più volte zittita. Comunque la riunione del giurì giunse a termine e Fuoc’Amico che l’aveva magistralmente moderata pronunciò la frase di rito: “A quando vogliamo rinviare ogni decisione?” Fu detta una data e tutti dissero di si all’unisono. Come fosse stato un segnale convenuto, mentre i cozzari del gran giurì si alzavano soddisfatti, scoppiò improvviso uno scroscio di applausi dalla platea che emergeva come dal nulla man mano che le luci in sala di accendevano. Il regista si avvicinò a salutare il pubblico e a congratularsi con gli ignari attori. “Vi invito tutti alla prossima piéce del nostro teatro-verità”, annunciò raggiante, E non smetteva di fare inchini verso il pubblico mentre era tirato, meglio dire strattonato, per la giacca dai membri del gran giurì dei cozzari che non riuscivano ad disincastrare la porta per svignarsela. Andava infatti spinta, non tirata. Comunque fu la prima ed unica volta che si trovarono dei margini economici, perché il 20% dell’incasso al botteghino fu prontamente consegnato nelle mani di Fuoc’Amico, lui sì che sapeva fare buon viso a cattivo gioco, e che accettò purché ci si sbrigasse. Il gran giurì che non riusciva a trovare il lato comico della cosa e si era fatto di tutti i colori si oppose ad ogni ipotesi di replica della piece che era tanto piaciuta al pubblico. Così svanì uno dei rari business che era stato in grado di generare i margini dal botteghino. Quello che si dissero appena dietro l’uscita i membri del giurì non è roba per le orecchie della comunità di Cozzagrande.

Ma l’esperimento della logistica che aveva così brillantemente integrato gli aspetti della ricerca di una sede, del percorso per il suo raggiungimento e l’integrazione con il teatro era riuscito perfettamente: un esempio da manuale di logistica integrata. Pazzesco!

20/05/07

80- La spedizione in Cina. Dubbi sull'identità dei delegati restituiti dai cinesi. Avviso: nessun moscone ha subito maltrattamenti per questo racconto


Pazz’Esco riuscì a convincere la Cozza del Gran Giurì con delega agli Esteri che ora basta con questa continua deriva dei continenti. Che lui era ormai determinato. Checché ne dicesse ToutanCàmen. Affari suoi la faglia di San Francisco. A lui, invece, non gliela avrebbero fatta. “L’importante”, scandì a mezza voce strozzata affinché tutte le eventuali orecchie in ascolto avessero il tempo di riorientarsi, “l’importante è fermare la deriva del continente asiatico. La Cina! Altrimenti”, gli sfuggì uno spruzzo di saliva, che la cozza degli esteri fece appena in tempo a scansare, “altrimenti non ci staremo più coi costi!”. La goccia di saliva inondò il grafico dei ricavi facendo quasi affogare il moscone che lo stava esaminando. Si vedeva ad occhio nudo che la questione della deriva stava sfiancando Pazz’Esco da troppo tempo.

La cozza con delega agli esteri abbozzò un sorriso tipo gioconda, che voleva ostentare solidarietà, compassione, e qualcosa come “tranquillo, ci sono qua io”. Fece intendere che se il problema era quello, aveva lui a portata di mano i tiranti che avrebbero almeno rallentato la deriva asiatica per qualche giorno. La sua capacità di lobbying poteva arrivare molto, ma molto in Alto.

A Pazz’Esco, però, non andava giù che le sue conoscenze potessero essere un po’ meno che Alte. Non perse tempo. Senza dire niente a nessuno prese contatto con qualcuno molto vicino all’Alto. Fu un errore fatale di sottovalutazione del potere lobbistico del delegato all’estero. Infatti, sul sagrato si fece trovare ad attenderlo, camminando nervosamente su e giù, nientemeno che Red Loop. Questi, senza preamboli, dimostrò che sarebbe stato inutile raggiungere la Cina senza avere poi il modo di censire la immensa rete dei contatti potenziali, che erano poi tutti i cinesi. Spiegò, senza prender mai fiato, di aver escogitato un metodo infallibile per contarli. “Però un problema c’è”, dovette ammettere, “ed è che i cinesi si muovono continuamente. E alla fine non sai se ne stai contando uno già contato!”. E concluse: “Che ci andiamo a fare dai cinesi, se poi non li possiamo contare?!?!”. Ormai era paonazzo come tutte le volte che si infervorava. Pazz’Esco intuì che doveva cambiare argomento: “Adesso ti mostro io un sistema che noi abbiamo messo a punto tecnicamente per risolvere ben altri problemi”. Tirò fuori dalle tasche una manciata di mandorle di origine siciliana: “Daremo queste mandorle alla nostra delegazione, che le userà per controllare la forma degli occhi dei cinesi, che hanno notoriamente gli occhi a mandorla”. Red Loop ne fu entusiasta: “Basterà dividere per due il totale degli occhi a mandorla controllati e avremo il numero esatto dei cinesi!”. Fu così che i due si convinsero che la cosa andava fatta.

Poiché, però, i delegati di Cozzagrande, giunti in Cina, malamente impressionati delle formine degli insetti offerti alla prima colazione, sopravvissero mangiandosi le mandorle, il loro conteggio degli occhi a mandorla non fu ritenuto attendibile. Per di più al loro ritorno apparvero talmente smagriti e spaesati, che per molto tempo si nutrì il dubbio che i cinesi avessero rimandato indietro dei cloni più a buon mercato, tenendosi gli originali per farne altre copie. Ma non fu trovato un movente ragionevole per una cosa del genere e non se ne parlò più. Quanto alla storia della deriva dei continenti, la cosa fu brillantemente risolta osservando bene una mappa del globo, da cui apparve chiaro che l’Asia era già attaccata di per sé all’Europa. Pazzesco!

13/05/07

78- Come a Cozzagrande nacque un nuovo business nel continuo cambiamento. L'inutile ricerca dei margini. L'anatema delle partite di giro.


Pazz’Esco convocò tutta la popolazione di Cozzagrande: “Troveremo presto un nuovo sito. Un vivaio da sballo. Staremo un po’ stretti. Ma sarà economico e faremo bella figura! Quelli in più potranno pure andarsene. Diminuiranno i costi, aumenteremo i margini e gli economics faranno faville”. Fuoc’Amico arrivò giusto in quel momento. Annuì compiaciuto. Un lampo di luce gli attraversò gli occhi. ToutanCàmen, il gran cozzaro della confederazione – pensò - sarebbe stato soddisfatto. Pazz’Esco, che lo aveva osservato di sottecchi si sentì incoraggiato, “Abbiamo di fronte grandi sfide”, riprese. Nella pausa si sentì: “Perché una grande sfiga?”. Pazz’Esco o non ci fece caso o non sentì nulla, come capitava spesso: “Tutti”, annunciò, “ siamo chiamati a seguire la mia strategia!”. Fuoc’Amico deglutì e si guardò intorno serissimo. Il lampo di luce nei suoi occhi si fece sinistro. Ma intanto tutte le cozze di Cozzagrande guardavano verso l’ingresso oltre il quale era apparsa minacciosa la sagoma di Red Loop, figura di spicco del gran giurì delle cozze, insuperabile nei ragionamenti circolari tendenti all’infinito, l’unico in grado di sollevarsi dal pavimento tirandosi su per i suoi stessi calzini. La freccia che indicava il WC lo ispirò e gli fece deviare il percorso. La sala fu attraversata da un generale sospiro di sollievo. Erano ancora distratti, mentre Pazz’Esco affermava solennemente che tutti sarebbero stati coinvolti in un nuovo piano in base al quale ognuno avrebbe cambiato di posto. Lo spostamento fisico di ognuno da un posto all’altro avrebbe dunque lanciato un grande segnale di novità “Il cambiamento”, sentenziò alla fine del lungo discorso, “è il nuovo!”. “Geniale”, commentò una cozza, cogliendo giusto le ultime parole. Pazz’Esco era ormai un fiume in piena di idee e di parole: questo si sposterà di là, quell’altro da un’altra parte e così via. Alcuni ruotavano fino a tornare al punto di partenza, e allora bisognava ricominciare daccapo. Gli spostamenti erano troppi e le cozze non riuscivano più a seguire perché nessuna di loro prendeva appunti. Qualcuna sonnecchiava, qualcun’altra si accasciava. Ma poi di nuovo, come in un crescendo, la comunità riprese ad animarsi. Tutto perché ad una cozza colpita da insonnia era venuta l’idea di accettare scommesse sulle possibili destinazioni ai nuovi posti. Era nato, a partire dalle reali esigenze della domanda, il nuovo business di Cozzagrande. La cosa ebbe un gran successo e quando sembrava ormai di stare nel pieno delle contrattazioni alla borsa di New York, Pazz’Esco volle lanciare la sua nuova idea di mercato: “Ci infileremo nel business delle scommesse! Tutti scommettono. E’ un mercato immenso che non può finire così”. Manco avesse intuito quello che stavano facendo le cozze da un bel po’ di tempo. Purtroppo, però, non si trovavano i margini. Mentre tutti sembravano guadagnarci, non si trovava la quota di guadagno da dedicare alla sopravvivenza della comunità, appunto i margini. “Sono tutte partite di giro! Sono solo partite di giro!” si mise allora ad urlare a strozzagola come lanciasse un anatema la cozza dai facili rendiconti, a cui per la verità di solito gli giravano di più anche per un nonnulla. Cosa voleva dire, la cozza dai facili rendiconti? Semplicemente che tutto il guadagno così come veniva incassato se ne andava per pagare tutte le cozze che si dovevano pagare, quelle non meglio definite che stakeholders. Ma sul più bello si dovette interrompere la discussione, con gran delusione delle cozze che stavano organizzando una gigantesca caccia al tesoro per trovare i margini suddetti. Incombeva l’emergenza dello spostamento ad un nuovo sito. Occorreva pianificare ogni dettaglio per ridurre danni e disagi. Fu nominato un curatore al Pert, uno di quei metodi di pianificazione usati per i grandi progetti militari e aerospaziali che consentono di porre domande del tipo “perché chi doveva fare cosa quando non si trova da nessuna parte?”. Mentre le cozze incaricate si esaurivano su questo tema, nessuno si era ancora reso conto che proprio in quel momento stava per nascere Cozzagrande di Sotto. Ma questo è un altro capitolo della nostra storia.

04/05/07

79ma puntata. Il transmitting dei colli. Disastrosa performance del Pert

Per trasportare gli scatoloni pieni di faldoni gravidi di idee e di procedure dai livelli alti a quelli bassi, verso il nuovo sito, Pazz'Esco ottenne la deviazione di un immissario secondario del Po. Attraverso percorsi carsici l'acqua giunse allo sbocco di uno dei rubinetti del bagno degli uomini. Che fu prontamente aperto al massimo. L'opera, ammirata per l'alta ingegneria idraulica, produsse un corso d'acqua di portata sufficiente al galleggiamento degli scatoloni. Ne erano poco più di trecentocinquanta. Così che, appena furono lambiti da una portata d'acqua adeguata, incominciarono a galleggiare navigando uno dopo l'altro fino alle rapide delle scale centrali. Formavano dapprima, all'abbrivio, una linea continua. Poi si distaccarono di un pò, disegnando una linea tratteggiata fino, infine, a scomporsi oscenamente. Era il Pert. Il pert che si frammentava con le immaginabili conseguenze sul gantt. Il Curatore al Pert fu energicamente ammonito. Secondo Pazz’Esco avrebbe dovuto controllare il flusso dell’acqua a metà percorso, proprio là dove si formavano le rapide delle scale, manovrando con le sue braccia potenti tese lateralmente, con movimento a mo’ di remi. Ora più lentamente, ora più celermente, secondo necessità. In effetti era proprio questa la manovra che il Curatore al Pert aveva appena abbozzato, le lunghe braccia stese e il palmo della mano pronto a frenare la furia dell’acqua, prima di essere travolto dal terzo scatolone zeppo di delibere, per quanto esso mostrasse la dicitura “fragile”, che quindi si è capito doversi riferire al soggetto investito. Alla fine, dopo un giorno ed una notte, le scatole furono tutte ammassate ai livelli inferiori. Fu restituito l’immissario al Po. Il getto d’acqua si ridusse fino ad un rigagnolo, lasciando a secco i Salmoni, che si erano prontamente e istintivamente messi a risalire la corrente nel punto di maggiore turbolenza. Furono subito precettati da Pazz’Esco per riportare su alcune scatole sfuggite al controllo di gestione.

01/05/07

News da Cozza Grande

CozzaGrande, Grande Sughero, Grande Cozza, Fuoc'Amico, Pazz'Esco e i Salmoni. Storie d'innovazione e creatività.

A grande richiesta il riassunto delle puntate precedenti, e qualche puntata,saranno pubblicati appena possibile.