Diario, news, storie da Cozzagrande

E' possibile che da qualche parte del mondo esista un luogo, una contrada che si chiami Cozzagrande. Qui è un luogo immaginario abitato dalle "cozze". Una cosa hanno queste di speciale che le distingue da tutti gli altri: è l'ostinazione eroica, oppure ottusa, dipende dai punti di vista, con cui si attaccano da qualche parte. Avranno pure tante altre qualità e difetti, come tutti. Ma uno riconosce una cozza perchè non si stacca più: sarà un luogo, una poltrona e perfino una sedia traballante.
Qui si racconta della cozza che è in ognuno.
E di una qualsiasi comunità o gruppo.
Quello che segue è un insieme di pagine di diario, di news, racconti, immagini della comunità di Cozzagrande. Seguendo la numerazione si ricompone il filo storico degli eventi. Ma non è necessario attaccarsi a quest'ordine per confondersi le idee.
Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

02/08/07

84.- Ostinata resistenza della Cozza-di-lungo-corso a cambiare loculo. Insidie dell’organigramma mobile a loculi. Pazz’Esco rimane incastrato.


Il posizionamento nello scacchiere internazionale fu studiato con grande dovizia di dati. L’analisi delle dinamiche geopolitiche e il flusso dei grandi capitali finanziari produssero seicento pagine di schemi e grafici esaltanti che rafforzarono la convinzione di Pazz’Esco che - una volta escluse le regioni del mondo sconsigliate dal ministero degli esteri per via delle guerre e altri disastri - “basterà spostare di un posto nell’organigramma a loculi la Cozza-di-lungo-corso e il dieci per cento del mercato sarà nostro”. Il ragionamento di Pazz’Esco non faceva una piega. Anche le cozze di lungo e medio corso, per un istante si entusiasmarono immaginandosi, alla stregua di salmoni, la dura risalita controcorrente contro ogni logica per la conquista dei mercati globali. La Cozza-dai-facili-rendiconti calcolò che Cozzagrande sarebbe stata nell’arco del millennio in corso la settima potenza economica del globo. Ma non ricordava più per quale tipo di prodotto a mercato avesse fatto i calcoli, avendo malauguratamente cancellato il foglio elettronico, su cui li aveva faticosamente elaborati, con un clik del mouse sfuggitogli nel momento di massima esaltazione. Tutti sembravano pronti per la grande avventura. Sennonché la Cozza-di-lungo-corso, che in questi frangenti si scoprì più cuor di cozza che cuor di salmone, non ne voleva sapere per nulla di spostarsi dal suo loculo. “Non vedo il nesso”, si giustificava arrampicandosi sugli specchi, e poi, rivolgendosi alle cozze vicine, con l’aria di chi ha ormai vissuto tutto quello che c’era da vivere a Cozzagrande anche per i secoli a venire, aggiungeva: “Conosco bene le insidie dell’organigramma a loculi specialmente nella variante mobile”. Ma di che si trattava? Gli organigrammi sono quegli schemi fatti di tante caselle che rappresentano le varie funzioni di una organizzazione collegate tra loro da lineette che indicano la dipendenza gerarchica, dal capo fino all’ultimo dipendente. Pazz’Esco era euforico mentre presentava il suo organigramma per organizzare gerarchicamente tutta la comunità di Cozzagrande. Ogni cozza dentro un riquadro con un capo sulla testa e uno o più dipendenti nei riquadri collegati in giù sviluppando tante ramificazioni fino all’ultima che spegne la luce. Fu subito chiamato “organigramma a loculi” sia per la forza evocativa dell’inelegante disegno sia per i pensieri cupi che suscitava in molti che si vedevano oppressi da una pletora di capi.

Ma l’organigramma di Pazz’Esco era unico nel suo genere. Era infatti in continuo cambiamento. Niente stava fermo. Né le caselle-loculo né le lineette di collegamento. C’erano loculi che continuavano a scendere e risalire lungo l’organigramma come yo-yo; c’era un loculo che continuava a scomparire per ricomparire da un’altra parte cambiando d’incanto il suo posto nella gerarchia; altri loculi si collegavano e scollegavano a seconda di chi li osservava. La disposizione finale la conosceva soltanto Pazz’Esco. Neanche Fuoc’Amico era stato messo a parte del segreto e per questo non si risolveva a dare il mandato per la sua applicazione al popolo di Cozzagrande. A nulla valevano gli appelli della cozza della qualità perché fosse rispettato il gran libro della qualità. Per tutta risposta Pazz’Esco inventò il gioco dei tre loculi, che diventavano quattro, poi cinque o di meno senza nessuna regola. Non ebbe seguito.

La Cozza-di-lungo-corso, che sapeva il fatto suo, diceva che ci sono loculi anche ben presentati, a cui, appena quello che ci viene messo dentro si distrae, vengono cambiate le linee di dipendenza e così si trova spostato da tutt’altra parte, fino a ritrovarsi isolato in mezzo ad amene praterie. Spiegava anche che alcuni loculi vengono murati. E chi c’è c’è. Tutta la sua lunga permanenza in Cozzagrande gli diceva che certi spostamenti da un loculo noto ad un altro non noto non portavano mai niente di buono alla cozza residente. Intanto nel popolo di Cozzagrande cresceva l’indignazione, ma non vi fu neanche il tempo di elaborare una strategia di difesa: Pazz’Esco era rimasto incastrato nell’albero delle decisioni del Gran Giurì, che era fatto di due rami, quello del “non ci conviene prendere una decisione oggi, se possiamo trovare il modo di rimandarla a domani” e l’altro del “decidiamo dopo aver guardato le carte”, ma erano incomplete.

4 commenti:

Anonimo ha detto...


La Cozza-di-lungo-corso, che sapeva il fatto suo, diceva che ci sono loculi anche ben presentati, a cui, appena quello che ci viene messo dentro si distrae, vengono cambiate le linee di dipendenza e così si trova spostato da tutt’altra parte, fino a ritrovarsi isolato in mezzo ad amene praterie.


saggezza contadina, timor panico del cambiamento oppure 'intuito animale'?
certo che, presentato bene o meno, un loculo sempre un loculo è. una nicchia (anche di mercato), una tomba (dell'esistente). color che mai avrebbero dovuto nascere, in essi si trovano a loro agio. gli altri? sopravvivono. a stento.

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